Buona la prima, ma quanta fatica. L’importante vittoria contro l’Udinese, tuttavia, alimenta alcuni interrogativi. Uno su tutti: è cambiato qualcosa nella gestione tattica di Paulo Fonseca? Dando una veloce occhiata, sembrerebbe proprio di no. Stessa formazione schierata la scorsa domenica all'Olimpico contro la Juventus, ma differente sviluppo del gioco rispetto all’esordio con l’Hellas. Senza
Dzeko, promesso sposo della Juventus, e con
Kumbulla ancora frastornato dall’improvviso arrivo nella Capitale, il 3-4-2-1 messo in campo dell’allenatore portoghese ha regalato soltanto qualche sprazzo di vera Roma. Alla Dacia Arena, invece, grazie alla possibilità di “alzare” il pallone per il Cigno di Sarajevo, i giallorossi hanno potuto sfruttare un’altra arma. Ben più efficace rispetto alla profondità data da
Mkhytarian falso nueve.
Confermata dunque la difesa a 3,
Santon e
Spinazzola riescono a portare avanti egregiamente entrambe le fasi. La squadra, perciò, cerca di lavorare alta nella metà campo avversaria, lasciando il comando delle operazioni alla recente coppia
Veretout-
Pellegrini. La gestione funziona bene nel primo tempo, i tre davanti sono bravi nel controllare lo spazio offensivo, anche se spesso diventa complicato trovare un raccordo con
Dzeko, che non riesce a tirarsi fuori dalla stringente morsa dei centrali avversari. Durante il match, comunque, non arriva alcun particolare aggiustamento, la strategia resta più o meno la stessa. Forse perché Fonseca non è del tutto convinto delle opzioni disponibili. Il dubbio, infatti, viene proprio guardando indietro e analizzando le prime 2 partite di Campionato: in entrambi i casi, l’ex tecnico dello Shakhtar aveva preferito mettere mano alla panchina tra il 65’ e il 75’. Quando la sua squadra aveva iniziato a perdere grinta e aggressività. Cambi sì, ma ognuno nel suo ruolo. Senza provare minimamente a modificare equilibri e dinamiche tattiche. Lo scenario, quindi, è già differente intorno alla metà della ripresa: nonostante la rete di
Pedro, l’Udinese si fa più intraprendente tanto che Fonseca suggerisce al centrocampo di avanzare e di essere più compatto quando perde palla. Così il gol del vantaggio dal sapore soporifero, addizionato a un calo fisico, lo induce a cambiare alcuni giocatori:
Carles Perez per
Mkhytarian,
Kluivert per
Pedro e Cristante per
Pellegrini. L’unico dubbio potrebbe arrivare dall’avvicendamento di quest’ultimo, leggermente dolorante dopo un duro colpo subito dall’ex sempre avvelenato, Stefano Okaka. Situazione, peraltro, molto simile a quella che si era verificata
contro la Juventus con la sostituzione di Peres per Santon. L'unica novità, se vogliamo definirla così, è quella di far uscire Dzeko in pieno recupero per schierare Villar. Ma pure lì, come si sa, sono scelte di “cronometro”. Al fischio finale, la Roma riesce faticosamente a portare a casa 3 punti e a rasserenare, un pelino, l’ambiente. Strategia identica, risultato differente. È un’inversione del trend oppure una fortuita casualità? Col Benevento, tra 15 giorni, ne sapremo di più.
Martina Stella