“Gli uomini mentono anche sui cigni e sostengono che essi, prima di morire, cantino per il dolore. Ma nessun altro uccello se ha fame, freddo o altro inconveniente esprime col canto la sua sofferenza”. Platone ci aveva messo in guardia sul Canto del Cigno. Sarà per questo che Edin Dzeko, nonostante le forti voci e qualche grido di dolore, ha salutato senza mai andarsene. Un saluto che si sarebbe già dovuto consumare quattro volte negli ultimi quattro anni. Nel gennaio 2018 era stato già ceduto da Pallotta al Chelsea con Emerson Palmieri prima del dietrofront improvviso di Edin nelle ultime 48 ore del mercato. Trattativa calda pure con l’Inter nell’estate 2019, ma i no ripetuti di Higuain convinsero Petrachi e il club a presentare un mega stipendio da 7,5 milioni a Dzeko. Lo scorso settembre nuovo canto e Juve a un passo. L’armadietto già era stato svuotato, ma la bocciatura a Milik dopo le visite mediche richiuse il gate. Una permanenza a muso lungo quella del numero 9 che ha toccato l’apice del nervosismo dopo Roma-Spezia di Coppa Italia. Fonseca lo ha di fatto escluso, e la società lo ha offerto a mezzo mondo trovando la disponibilità dell’Inter in uno scambio con Sanchez saltato per questioni burocratiche.

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