Fienga: "Lo stadio è un attivatore di tante leve di business che servono al club per crescere."


“In questo modo si accelera un processo già partito prima del coronavirus, ma reso necessario dal problema. L’ingresso dei fondi non porterà a una divisione netta, senza possibilità di sincronia. La capacità dei fondi sta nel fatto di mettere assieme competenze. C’è un’evoluzione dei consumi, e noi dobbiamo essere bravi ad anticiparla“.
Non si tratta di un esproprio, ma di un arricchimento perchè un partner oltre ai soldi porta un know-how che aiuta a fare qualcosa di diverso, finora mai messo in pratica.
Lo stadio è un attivatore di tante leve di business che servono al club per crescere. Non facilitare questo percorso di crescita significa tagliare le gambe ai club. Non è un caso se nell’elenco dei top 20 club europei, ad essere cresciuti negli ultimi anni sono solo quelli con uno stadio di proprietà. Inoltre, guardando l’evoluzione delle competizioni, lo stadio è considerato un requisito necessario. Serve snellire le operazioni perchè non si può progettare un’opera e poi completarla dopo dodici o tredici anni. Con uno stadio in gestione, almeno, sarebbe stato molto meglio ed invece la Roma ha a disposizione l’Olimpico solo due giorni ogni quindici. Stiamo competendo con competitor europei senza avere le loro stesse possibilità“.
Il calcio ha una virtù: è l’unica industria che attrae investimenti ed è radicata sul territorio. Può essere uno degli acceleratori della ripresa: poche industrie hanno la stessa capacità di attrarre capitali da fuori e reinvestirli sul territorio. Tutto il sistema, però, sta perdendo ricavi ed è corretto fare una revisione dei costi. Bisogna ridistribuire la perdita su tutta la catena altrimenti il sistema va in tilt“.
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